
Itinerari fuori rotta, mete non convenzionali, per scoprire il fascino dei luoghi meno noti, rispondendo al desiderio di rilassare la mente e il corpo, cercando una vacatio diversa ed autentica, un’esperienza di ampio respiro, di conoscenza ed arricchimento: ecco, una giornata nell’Alta Val Torre in Friuli, per me ha significato tutto questo. Quel trovare nell’evasione dalla realtà un qualcosa di davvero esclusivo: semplicemente fermandosi, recuperando, facendo scorrere il fotogramma più lentamente, apprezzando panorama, dettagli, persone fuori dal comune.
ALTA VAL TORRE: DA EVITARE SE SI HA FRETTA
L’Alta Val Torre rappresenta una delle più belle e suggestive valli del Friuli, dominata dalla catena dei Musi. Si trova a 25 km da Udine e occupa l’area più centrale delle Prealpi Giulie Occidentali. Una vallata, ricca, ricchissima di bellezza e Natura: ancora incontaminati i suoi vasti spazi di bassa montagna, attraversati da sorgenti (a Musi di Lusevera quella del Torre, a Montemaggiore quella del Natisone) corsi d’acqua con forre ( Torre, Cornappo) e cascate (Tarcento, Taipana, Platischis ) suggestive cime erbose (le panoramiche Bernadia Joanaz e S. Lorenzo) e rocciose (le singolari cortine dei Musi e del Gran Monte) e dolci piccole vallate ( Tanamea di Lusevera, Campo di Bonis di Taipana, Farcadizze di Faedis). Ma non c’è dubbio che l’attrattiva turistica e naturalistica più conosciuta sia l’affascinante sistema ipogeo delle Grotte di Villanova che si dirama lungo la vallata in un’infinita ragnatela di grotte e cavità. Decidiamo di conoscerlo durante una ridente e soleggiata domenica di Ottobre.
LE GROTTE DI VILLANOVA: SCENDERE NEL CUORE DELLA TERRA
Raggiungiamo il piccolo paesino di Villanova delle Grotte, definito anche “balcone sull’Alta Val Torre” per la sua posizione panoramica, da cui è possibile ammirare lo scenario mozzafiato delle catene montuose del Chiampon, Gran Monte e dei Monte Musi. Uno spettacolo eguagliato solo dal patrimonio che questo piccolo paesino custodisce nel suo sottosuolo: un vero e proprio complesso carsico creato dall’acqua durante milioni di anni. La curiosità dei bambini è molta, tanto che in recepiton siamo i primi a prenotarci per il turno delle 11: le visite sono rigorosamente guidate. Ad accompagnarci Maria, una ragazza sorridente e appassionata che ci introduce da subito nel meraviglioso mondo della Grotta Nuova, un luogo lontano da tutto, frutto del meticoloso e paziente lavoro della Natura nel buio e nel silenzio del cuore della Terra. La grotta si caratterizza per una rara peculiarità: è infatti una “grotta nel Flysch” si è sviluppata cioè non nel calcare ma in un’alternanza di livelli di rocce diverse, sottoposti a differenti azioni carsiche: caratteristica per cui la grotta vanta il primato della più estesa “grotta di contatto” in Europa e l’unica nel suo genere ad essere attrezzata per il turismo ipogeo. Scoperta nel 1925 dopo la casuale individuazione di un pozzetto, si sviluppa nel sottosuolo per oltre 8 km lasciando il visitatore letteralmente incantato dalle sue meraviglie. La storia della grotta e della sua scoperta sono documentate dal diario personale di Pietro Negro, il villanovese che per primo decise di esplorare la cavità. Un giorno Pietro scorse una fascina di legna che fumava come se stesse bruciando. Accorso per spegnere le fiamme, si rese conte che il fumo era semplice vapore acqueo che usciva da una frattura del terreno. Decise così di dare origine ad una associazione di speleologi dilettanti con lo scopo di rendere accessibile la grotta. All’epoca il gruppo si addentrò per 3 km mentre oggi la grotta è esplorata per oltre 7.
Della grotta cosa dire, se non che è meravigliosa?
L’acqua infatti ha esercitato sulle diverse rocce differenti azioni di carsismo, disegnando gallerie e sale che variano continuamente, modellandosi come immense sculture di pietra nelle quali sono incastonate bianche gemme di stalagmiti e stalattiti. A creare questi gioielli di roccia è la calcite, un minerale di cui l’acqua è satura. Le gocce scivolano lentamente e depositano gradualmente un rivestimento di pura calcite, che conferisce alla stalagmite il suo caratteristico colore.
Dal 2015 è stata aperta una nuova spettacolare via del percorso turistico: si tratta di una lunga galleria attraversata dal torrente interno, caratterizzata da pareti con imponenti colate calcitiche ed esili e bianche stalattiti. La visita della durata di un’ora circa ci ha catturati completamente: pur facilitati dalla comodità di un percorso pavimentato e ben illuminato, l’atmosfera ovattata, il silenzio rotto solo dall’incedere dell’acqua del torrente interno, quei tratti di buio così magici dietro ai quali si celano milioni di anni di storia del nostro pianeta…ecco tutto questo ha emozionato grandi e bambini, facendoci riflettere sulla grandiosità della Natura al cospetto della quale solo un grande rispetto può essere all’altezza dello spettacolo che ci regala.
All’uscita dalla grotta un ultimo saluto all’Ursus Speleus, una verosimile ricostruzione dell’orso che popolava le caverne centinaia di anni fa. Fino ad alcuni anni fa emetteva anche versi terrificanti, ma quando il macchinario si è rotto, i bambini hanno tirato un sospiro di sollievo e nessuno l’ha più riparato.
L’ABISSO DI VIGANT: UNA VORAGINE SPETTACOLARE
All’uscita dalla grotta e su suggerimento della guida decidiamo di visitare anche l’Abisso di Vigant, distante una ventina di minuti a piedi dal parcheggio principale. Dopo aver attraversato un bellissimo bosco raggiungiamo il borgo Vigant e da lì seguiamo per una decina di minuti il sentiero che attraversa un tratto di foresta di carpini e faggi molto suggestiva. La vista da lontano dell’ingresso della grotta ci lascia letteralmente a bocca aperta per la grandezza dell’apertura e la maestosità delle rocce, tra le più antiche del Friuli.
Il monumentale ingresso di circa 15 metri di altezza è percorso sul fondo dalle acque del rio Tanaloho che si inabissa letteralmente nel cuore della montagna. Una passerella in legno ci conduce all’interno dell’apertura fino al punto in cui la galleria si inabissa: da qui in poi la grotta è percorribile solo dagli speleologi; la morfologia cambia e la cavità prende la forma di una forra caratterizzata da conche sempre piene d’acqua sul fondo e da un susseguirsi di pozzi-cascata che conducono al pozzo più profondo della cavità di ben 96 metri.
OSTERIA LA ZUCULE: 100 ANNI DI SAPORI SINCERI DALLA SOMMITA’ DI VILLANOVA
Dopo una mattinata di intense escursioni sotto e sopra terra, decidiamo di dare una meritata soddisfazione anche ai nostri palati. Scegliamo l’osteria la Zucule di Villanova, con oltre 100 anni di tradizione e servizio a favore della comunità, autentica memoria storica del paese, gestita oggi da Renato e Danilo Negro fratelli nati e cresciuti a Villanova. Approfittiamo della tradizionale kermesse organizzata ogni anno in Ottobre “A tavola nell’alta Val Torre” per conoscere le specialità della tradizione culinaria di questo territorio che vanta piatti davvero particolari, di cui avevo solo sentito parlare come la «gramperesa», polenta con patate e farina gialla, la «ocikana», gnocchi di polenta con farina bianca e gialla conditi con latte, formaggi e burro fuso, lo «stak», purea di patate, fagioli e tegoline lessati, conditi con lardo fuso, e il «požganik», infine, un’energetica salsiccia con latte e farina.
Alla “Zucule” ci facciamo consigliare da Renato e Danilo, in sala il primo, in cucina il secondo: persone davvero squisite, semplici nei modi, genuini nella loro proposta culinaria, costruita combinando sapori sinceri, materie prime rigorosamente provenienti dal territorio e una fedeltà alla tradizione che, alla Zucule è davvero autentica. Perché riflette la storia di Renato e Danilo e del territorio a cui appartengono: una storia in qualche modo lontana dal mondo e dalle sue vicende e forse per questo capace di regalare un’esperienza nuova e al tempo stesso familiare e confidenziale al visitatore.
Quel pranzo della domenica consumato lentamente, in un ambiente semplice ma accogliente, facendosi sorprendere dai sapori e dalla tenacia di un territorio ancora vivo e orgoglioso.