
Una delle tante anime del Friuli Venezia Giulia è quella legata alla cultura del vino: da sempre nella nostra terra, crocevia e fulcro di storie, conoscenze e tradizioni delle culture latina, slava e germanica, si concentra un’eccellente produzione vinicola che si colloca sui gradini più alti nella scala mondiale della qualità. Fieri di una cultura del fare più che del dire, i friulani spesso danno quasi per scontata questa eccellenza che, fuori dai confini regionali, solo i grandi esperti conoscono e riconoscono: un paradiso, il nostro, dove si producono ogni anno 90 milioni di bottiglie, pari al 2% dei vini prodotti in Italia, fra cui alcuni tra i migliori vini bianchi al mondo e grandi rossi di ottimo livello.
Proprio per questo, crediamo che il modo migliore per entrare in contatto con un territorio sia quello di visitare le sue cantine, lasciandosi trasportare dalle storie di chi il vino lo ama degustare, coltivare e produrre, nel pieno rispetto delle caratteristiche del territorio in cui nasce.
Degustare il vino con chi lo ha prodotto, curando le viti per raccoglierne i frutti, trasformando le uve in mosto, affinando il vino con meticolosa cura e sensibilità sino a versarlo nel tuo bicchiere, è un esperienza che nutre corpo e spirito, restituendo al visitatore un momento, una storia…perché no, attimi di intesa.
VIGNAI DI DULINE, UNA CANTINA SUI GENERIS
Alla costante ricerca di storie da raccontarvi un po’ fuori dagli itinerari più noti, ci imbattiamo durante un freddo pomeriggio invernale nella cantina Vignai Da Duline. Premessa d’obbligo è che non siamo, ovviamente, esperte di vino e di degustazioni: ma ci piacciono le storie vere, quelle che profumano di ideali e di visioni, quelle che, silenziosamente, riescono, nel tempo, a suggerire prospettive nuove di riscoperta e valorizzazione del territorio. Ebbene la storia della cantina Vignai Da Duline e dei suoi artefici Lorenzo Nocchiuti e Federica Magrini è esattamente una di queste.
Due ragazzi, due visionari, che quotidianamente lavorano per realizzare un progetto ed una visione agricola nuova e assieme antica. E per questo straordinariamente rivoluzionaria.
Ad aprirci le porte della sua “fabbrica del vino” è proprio Lorenzo, che con un sorriso affabile e una stretta di mano genuina ci invita ad entrare nel suo laboratorio, dove subito saltano all’occhio le bottiglie d’epoca (l’azienda vitivinicola è stata infatti avviata dal nonno agli inizi del Novecento) e il lungo tavolo in legno che farà da banchetto alla nostra (rigorosamente) lenta degustazione.
LORENZO: DALL’ARTE DELLA MUSICA A QUELLA DEL VINO
Lorenzo incontra la Vigna attraverso la musica; sì la musica.
Inizia a suonare a 18 anni con il basso in un gruppo ska di Udine ascoltando rock, ma anche punk, reggae e soprattutto stimoli e suggestioni musicalmente diverse che lo portano a fondare poco dopo un nuovo gruppo, quello degli Arbe Garbe: “garb” in friulano significa acido, mentre “l’arbe” è l’erba. Un gruppo con un intento politico che attraverso la musica puntava ad entrare nel vivo delle questioni sociali: la lotta contro l’industrializzazione, contro i capannoni del manzanese, convinti assertori dell’autoproduzione e della valorizzazione del territorio.
La musica di Lorenzo approda a Villanova dello Judrio per cercare uno spazio per le prove e trova ospitalità nella vigna e nella cantina del nonno da cui scaturisce l’avvicinamento alla terra e la maturazione di quello stesso pensiero sovversivo e contro-corrente che aveva contaminato la musica.
Ci troviamo nel cuore dei Colli Orientali, una zona magica, immersa nella natura selvaggia del Friuli.
La Duline è la vigna dei Pizzamiglio, famiglia materna di Lorenzo. E’ il nonno che dà inizio alla tradizione e accoglie il nipote in un abbraccio simbolico quasi a voler trasmettere un’eredità di sapere ma anche di cultura della terra. Quando il nonno decide di dare in affitto i due ettari di Duline, coltivati a vite dagli anni ’20 dal bisnonno, inizia la nuova avventura di Lorenzo e della sua compagna Federica.
Un’occasione per rilanciare anche in agricoltura un pensiero nuovo, all’epoca sicuramente rivoluzionario:la scelta del biologico 100% certificato.
Ce ne parla lo stesso Lorenzo, durante la degustazione: scelgono il biologico (certificazione nel 1997), piantano 3000 alberi di essenze autoctone per creare una sorta di barriera difensiva contro i trattamenti chimici del vicinato, offrendo un habitat ideale per la fauna autoctona.
Non si concima, non si diserba e si rispetta il ciclo vitale della pianta
IL VINO SECONDO VIGNAI DA DULINE: STORIA DI RADICI, EQUILIBRIO E GENUINITA’
Il bello di una degustazione guidata dallo stesso vignaiolo è il sentirsi accompagnati in una storia, come quella del vino, fatta di scelte, idee e valori. Quello che abbiamo colto sin da subito ascoltando Lorenzo è stato il fatto di non avere di fronte un semplice produttore di vino. La sua è una visione così ampia di agricoltura che si traduce in un rapporto uomo-natura quasi rigenerato.
Alcune concetti ci sono piaciuti, forse perché intimamente, anche nelle nostre vite li sentiamo e ci conducono nelle nostre scelte quotidiane, incluse questo nostro modesto scrivere per raccontare storie di sincera bellezza locale.
RADICI. Un proverbio recita “Fate come l’albero che cambia le foglie, ma conserva le radici. Cambiate le vostre idee e conservate i principi”. E così anche nelle vigne Le Duline si sono volute ricreare e rilanciare le medesime condizioni ereditate dalla tradizione familiare all’insegna della riscoperta dei vitigni autoctoni, del privilegiare trattamenti non pesanti in vigna e in cantina e della riscoperta di antiche pratiche di un tempo.
EQUILIBRIO. Un atteggiamento più che un modus operandi: che si traduce in un privilegiare la qualità alla quantità, con un lavoro quasi ossessivo fatto su ogni vite e su tutte le varietà. Un lavoro che ci è parso oltre che importante anche riflesso di una grande sensibilità agraria.
GENUINITA’. Lo sono i vini, ma soprattutto i terreni che nutrono e custodiscono le viti: sono circa 30 anni che il terreno delle vigne Le Duline non conoscono diserbanti e pesticidi ma solo piccoli trattamenti con rame e zolfo, restituendo dei vini che ne sono la perfetta espressione per delicatezza, tipicità e spontaneità.
QUALCHE PERSONALE NOTA SUI VINI DEGUSTATI
Lo abbiamo detto, non siamo esperte e lungi da noi voler esprimere giudizi tecnici sui vini degustati…ma, si sa, il vino è anche, e soprattutto, un’esperienza di sensi e i vini che ci sono stati proposti assieme alle loro storie ci hanno stuzzicato sensazioni e fantasie che vogliamo condividere!
MALVASIA ISTRIANA “CHIOMA INTEGRALE”
Difficile per due persone estranee come noi capire da subito il concetto di “chioma integrale”: in parole semplici significa non tagliare la parte finale dei germogli verdi che si sviluppano in altezza, a differenza della quasi totalità dei produttori che lo fanno. Tutto questo, ci spiega Lorenzo, per rispettare il ciclo fisiologico della vite.
Un vino che ci è parso lieve, fresco, agile…l’avremmo sicuramente scelto per accompagnare una cena di pesce o un aperitivo estivo con amici.
GRAVE FRIULANO “LA DULINE”
Dal vigneto La Duline con vecchie vigne (anni ’20 e anni ’40) di tocai verde e giallo. Belli anche alcuni dettagli di questo vino che contiene la varietà di Tocai giallo, un vitigno quasi estinto e difficile da trovare, riscoperto casualmente: lo abbiamo trovato semplice e al tempo stesso poetico, da scegliere, oltre che per le straordinarie qualità organolettiche, per il fatto stesso di essere stato riscoperto.
Un vino che profuma quasi di scelta politica, di chi non si arrende al progresso che deturpa e distrugge in nome del profitto ma che difende e tutela in nome della qualità e del rispetto.
VENEZIA GIULIA IGT “MORUS ALBA”
Un vino molto rappresentativo della cantina. Nasce infatti dall’unione di uve provenienti dai due vigneti aziendali (La Duline e Ronco Pitotti) e di due vitigni: 60% Malvasia Istriana e 40% Sauvignon, affinati in barrique. Un vino irruento e ricercato al tempo stesso, uno di quei vini che senza esagerare definiremmo “colti” su cui puntare nelle occasioni davvero speciali. Ce lo siamo immaginate da abbinare ad una degustazione di ostriche.
3 COSE CHE DI LORENZO CI HANNO COLPITO
- La sua ricercatezza. Il vino nasce dalla terra, dal lavoro di mani che si sporcano, curano le viti e spremono i suoi acini. Ma, il vino, proprio come Lorenzo, è il frutto di un paziente e costante studio di tecniche moderne e rimedi passati, di passione, amore e dedizione.
- I suoi principi. In casa di Lorenzo la tv è stata bandita, proprio come dalle sue vigne sono stati esclusi trattamenti chimici. Eppure di fronte a noi non abbiamo trovato un integralista che infarcisce i suoi discorsi con massime e aforismi, ma piuttosto un ragazzo che ha fatto del suo mestiere una costante ricerca di verità e bontà.
- La sua ironia. Lorenzo ci ha regalato un pomeriggio di risate e insegnamenti: ci siamo inebriate del profumo dei suoi vini, ne abbiamo colto le sue fragranze di mandorla e more; abbiamo trovato un ragazzo che ci ha raccontato, con garbo e leggerezza, la sua passione per una terra che non è vero che si sta spegnendo, ma che vive eccome: parola delle sue radici!