
Visitare Spilimbergo è un po’ come prendere un caffè un sabato mattina con un amico. Ti prepari senza fretta, con la tranquillità giusta nel sapere che il lavoro può attendere, ma con quel formicolio che ti spinge a uscire di casa presto.
Quel profumo di caffè in uno scrigno del Friuli
Sono le 10:30 quando arriviamo a Spilimbergo, tra i tanti borghi friulani che dischiudono un centro storico fatto di stradine ciottolate, vie incorniciate da archi a vista, negozi e baretti a ricordare il fermento di un’anima vivace.
Roccaforte di confine tra le province di Udine e Pordenone, provincia a cui appartiene, questa piccola cittadina, che conta 12.045 abitanti, si trova nel cuore del Friuli-Venezia Giulia, ed è facilmente raggiungibile da entrambe le provinciali (una trentina di km da Udine ed altrettanti da Pordenone).
Facciamo il nostro ingresso a Spilimbergo un sabato mattina, e veniamo sorpresi dai colori e dai profumi del mercato di paese, che raccoglie a raduno la sua gente tra bancarelle di frutta, abiti per ogni stagione e un mercatino delle pulci dal sapore di ieri.
Romantica e raccolta via Roma
Curiosi, proseguiamo lungo via Roma alla ricerca del centro storico; Alessandro col suo passo spedito, io gettando l’occhio qua è là tra Carlini nascosti sotto i banconi e vistose collane in pietra turchese.
Prima tappa: lungo gli archi di via Roma verso il Duomo. Se il sole picchia e le papille reclamano un caffè, questo è il posto migliore per fermarsi per un pit-stop in una delle tante caffetterie (o se l’ora lo permette enoteche) della via.
Dal Duomo al castello, una lunga storia tra archi e ciottolati
Proseguendo lungo il vialone, sorpassata la Torre Orientale, sovrastata da un elegante orologio in pietra, ci imbattiamo nel palazzo comunale, che si affaccia al Duomo di Santa Maria Maggiore.
Quest’ultimo, terminato nel 1359, racchiude la storia di un borgo e di una fede fatta di ricordi e friulanità.
Tra i tanti affreschi e perfino un organo risalente al Cinquecento, siamo rimasti colpiti dal piccolo ingresso a nord della Chiesa.
Questo ci ha introdotti nella piccola e quasi segreta chiesetta di Santa Cecilia, a sua volta circondata da un giardinetto e da una croce ricordata solo dai rampicanti.
In principio furono i conti Spengenberg…
Ci muoviamo quindi verso il castello, sviluppato attorno al greto del Tagliamento e fatto erigere dalla famiglia degli Spengenberg, di origini carinziane.
L’edificio si sviluppa attorno a una pianta circolare; il suo fascino è dato dalla convivenza di palazzi diversi tra loro.
Dal Palazzo Dipinto, i cui affreschi portano la firma di Andrea Bellunello, ai balconi in pietra bianca e levigata. A completare questo mosaico di storie e colori un sottofondo di musica classica.
Degni di nota per la loro contrastante unicità, sono anche Palazzo Tadea, Palazzo Troilo e Palazzo Ciriani, al cui interno si può ammirare un fregio con stucchi del grande Giovanni da Udine.
Spilimbergo, culla di mosaici e mosaicisti
Appagati dalla sobria e ordinata eleganza del castello, ci vogliamo reimmergere ancora una volta nel centro della cittadina.
Una nota di merito spetta ai negozi, dove è possibile ammirare e acquistare pezzi di mosaici, emblema di Spilimbergo.
Dal 1922, infatti, Spilimbergo ospita una delle più prestigiose scuole per mosaicisti al mondo, inaugurata dal maestro Giandomenico Facchina e tutt’oggi portata avanti da giovani e pazienti talenti.
Fare i signori per qualche ora ci è sembrato più che sufficiente. Appagati dall’elegante esperienza spilimberghese abbiamo proseguito alla scoperta dei quanto mai misteriosi Magredi.
Alla ricerca dei Magredi, “steppa friulana”
Realtà geografica sconosciuta addirittura a numerosi autoctoni (presente!), i Magredi, conosciuti come “la steppa friulana“, sono un triangolo di terra formato dai letti dei fiumi Torre e Cellina, che per un tratto di percorso sprofondano sotto terra lasciando in superficie una distesa si sassi e sabbia, uno squarcio di deserto nel mezzo di verdi campi e rigogliosi vigneti.
Per raggiungere i Magredi ci spostiamo di una decina di chilometri in direzione Pordenone, seguendo le indicazioni per la località di Vivaro, centro del nostro “triangolo delle Bermuda” e comune di riferimento della zona.
Se l’essenziale è invisibile agli occhi, anche i Magredi vanno cercati senza dare nulla per scontato!
Trovare i Magredi, confesso, non è stato semplice. Il territorio è stato di recente sottoposto ad un processo di bonificazione, pertanto queste distese di sassi e sabbia sono sempre più circondate da verde e vegetazione.
Ad ogni modo, imboccata la strada giusta (che alla fine, pare essere una strada qualunque, fatevi guidare anche voi dall’istinto), il panorama del Far West friulano si è dischiuso ai nostri occhi trasportandoci in una realtà altra. Si tratta davvero di un’esperienza che si consiglia di fare, soprattutto per chi è alla ricerca di un allure di misticismo, che davvero ben si sposa in questa distesa, spazio per far vagare i pensieri in libertà.
Il sole che picchia sulle teste, il bianco delle rocce contaminato da sprazzi di verde e in contrasto con l’azzurro forte e deciso del cielo; la terra secca e nuda contro la cornice delle Alpi carniche in lontananza. Un leggero filo di vento e lo sguardo su di un paesaggio senza fine. Un’esperienza nuda, arricchita da un velo di malinconia in un bagno (passateci il termine) di libertà.
Vivaro, benvenuti al “Podere dei Gelindo”
Per quanto mistici e osservatori, non di solo spirito vive l’uomo. Pertanto, appagati ma ora anche affamati, ci lasciamo avvicinare dalla tenuta di “Gelindo dei Magredi”, le cui (tante) indicazioni stradali lungo il percorso ci avevano incuriosito.
E in effetti ci ritroviamo davanti ad una maestosa tenuta di ben 400 kmq, una realtà che difficilmente può lasciare qualcuno insoddisfatto: agriturismo con prodotti a km zero, maneggio, piscina, spaccio agricolo e molto altro ancora.
“…anche voi amici di Santana?”
Veniamo accolti dal sorriso sornione del titolare (“L’altro giorno è passato di qua un mio amico, lo conoscete Carlos Santana?”) e da un rinfrescante calice di prosecco. All’ombra di un curato giardino ci lasciamo incuriosire da un menu variegato, semplice ma curato negli abbinamenti. Ai più viziosi consiglio l’antipasto caldo di verdure, quattro abbinamenti di sapori di casa rimescolati ad arte.
Alla nostra terra, cin!
La nostra giornata si conclude così, brindando a un lembo di terra fino a quel momento conosciuto solo per nome, con un cin alla poliedrica bellezza della nostra regione che riesce sempre a stupirci, e con l’augurio di ritornare in queste zone, perlomeno per una passeggiata a cavallo tra i Magredi (promessa da Gelindo, come tirarsi indietro?)!