
Irriverente, audace, camaleontico. Mai così lontano eppure così vicino all’animo friulano. Ci separano pochi mesi dal centenario dalla nascita di Pier Paolo Pasolini, tra gli intellettuali più eclettici e complessi che il nostro paese abbia mai avuto. Sapere che un intellettuale per metà friulano (dalla parte della madre Susanna Colussi, di Casarsa della Delizia) in un così breve lasso di tempo (8 anni, dal 1942 a 1950) ha vissuto con così grande intensità la mia terra mi affascina. Mi chiedo quali spazi abbiano ispirato le sue “Poesie a Casarsa”; mi chiedo cosa abbia innescato in Pier Paolo quell’attivismo politico in quegli anni dirompente, cosa lo abbia mosso ad avvicinarsi e avvicinare i compaesani verso un pensiero critico. Mi chiedo cosa lo abbia spinto a usare la lingua materna, il suo friulano, dandole per la prima volta regole, dignità, nobiltà di pensiero.

L’ingresso del “Centro Studi Pier Paolo Pasolini” a Casarsa, presso la casa materna Colussi-Pasolini
Pasolini e Casarsa Della Delizia: luoghi, radici, passioni
E così arriviamo a Casarsa in una tiepida domenica d’autunno. Decidiamo di partire da dove lui è arrivato, ovvero da Casa Colussi, oggi sede del “Centro Studi Pier Paolo Pasolini“, dove il poeta visse dal 1942 al 1950. Se il tempo è dalla vostra, prima di visitare la mostra dedicata alla “stagione friulana” del maestro, vi consigliamo di dedicare una mezz’ora al filmato proiettato nella piccola sala cinema del museo: immagini, parole e soprattutto testimonianze della gente che ha conosciuto e vissuto con Pasolini vi daranno quelle necessarie coordinate per inquadrare al meglio un artista che è stato scrittore, poeta, insegnante, politico, pittore, sportivo ma soprattutto un uomo fortemente radicato e legato alla terra materna e alla sua gente.
I due piani della mostra raccolgono scritti originali e pannelli in cui si ripercorrono gli anni giovanili del poeta, trascorsi tra le sue più grandi passioni: la scrittura, l’insegnamento, l’attivismo politico e sociale. Camminiamo tra le stanze di famiglia: l’altisonante camera a righe blu e rosse, un omaggio al Bologna sua squadra del cuore, il soggiorno, con imponenti e austeri mobili dal sapore di un tempo borghese. E poi ancora: scatti di famiglia, ritratti di un uomo elegante, accogliente, sofisticato, eppure mai fuori contesto. Un uomo appassionato delle Gente, dei suoi interessi, della vita in tutte le sue sfaccettature.

Pier Paolo Pasolini assieme alla madre Susanna Colussi
Alla scoperta del Poeta lungo le vie di Casarsa della Delizia
Ma cosa faceva, cos’ha fatto Pasolini a Casarsa? Al museo ci consigliano un itinerario in cui ripercorrere i luoghi più cari al maestro. Tempistiche: qualche ora con noleggio bici (messe a disposizione dal Centro), poco di più se ci si muove a piedi o in auto.
E così ci mettiamo in movimento, scegliendo alcune tra le tappe a nostro parere più significative.
Prima stop alla Chiesa di Santa Croce, a due passi dal centro e dalla bellissima biblioteca del paese. In questa discreta chiesetta risalente al 1400, il “glisiùt” a cui tanto sono affezionati i casarsesi, si trova la lapide votiva a ricordo dell’invasione dei turchi del 1499, episodio che ispirò il dramma in friulano di Pasolini “I Turcs tal Friûl”.
“…nella Casarsa dei sogni, il paese non finisce dietro la chiesa; al contrario, proprio lì dietro sorge una cattedrale un po’ in rovina, di un seicento rustico dal fasto orientale, le cui pareti, in parte crollate, lasciano vedere gli affreschi dell’interno, con azzurri un po’ freddi e forme vagamente gotiche; e dietro questa cattedrale (che è la vera chiesa di Casarsa) c’è una profonda e verde vallata, in fondo a cui scorre un ruscello, e qui l’aria è stranamente più toscana o laziale che friulana. E ancora, per via Roma, a destra prima della casa dei Lucchesi, c’era un muretto, con dietro dei tigli: da bambino non riuscivo a capire cosa ci fosse dietro quel muretto (ricordo perfettamente invece l’odore “storico” dei tigli), e così adesso qualche volta me lo sogno, sempre uguale: si tratta di una ripida china, con degli arbusti, stranamente grandiosa, come l’argine di un grande fiume; e anche lì, in fondo, scorre un ruscello.”

La Chiesa di Santa Croce, il “glisiùt” de casarsesi
Versutta, “fontana di rùstic amoùr”
Prendiamo la macchina e ci spostiamo a Versutta. In questa deliziosa piccola frazione a 3 km dal centro di Casarsa Pasolini e la madre sfollarono durante la guerra; sempre qui, nel 1945 il poeta fondò la l”Academiuta di lenga furlana”, con l’intento di rivendicare l’uso del friulano occidentale attraverso la poesia, il teatro, la musica, elevandolo agli occhi dei parlanti e non. Tra questi lembi di verde Pasolini investe il suo tempo nell’educazione di bambini e ragazzi che a causa della guerra non possono raggiungere la scuola. Camminiamo attorno alla minuscola e curatissima chiesetta di Sant’Antonio Abate, passeggiamo tra i gelsi dove passeggiava Pier Paolo e sediamo su una panca in pietra dov’è inciso proprio il logo della sua Academiuta. Sono spazi di pianura sconfinati, dove le mie montagne si faticano a riconoscere, dove gli unici punti di riferimento sono la fontana, i cortili, le rogge, i filari di viti che osservava e di cui scrive Pasolini. Luoghi fermi nel tempo, ancora senza tempo.

La chiesa di Sant’Antonio Abate nella frazione di Versutta, dove nacque “L’Academiuta di lenga furlana”
San Giovanni e l’impegno politico di Pasolini in Friuli
Riprendiamo la macchina per spostarci a San Giovanni: veniamo accolte in questa minuscola frazione dall’omonimo, imponente e maestoso duomo, affiancato dell’antica loggia comunale a tre arcate gotiche, sede delle riunioni civili della comunità fino al 1847. Qui Pasolini venne eletto segretario della sezione comunista di San Giovanni, e qui in quegli anni venivano affissi manifesti di propaganda e informazione, in italiano e in friulano, scritti a mano. Oggi la loggia si fa trovare spoglia e silenziosa, ma nella sua quieta eleganza ritroviamo il fervore di un giovane poeta dedito a alla nostra gente “impetuosa e spontanea, candida e ruvida, divisa tra l’allegria chiassosa delle sagre paesane e l’adesione istintiva alle lotte contro i latifondisti“.

La Loggia di San Giovanni di Casarsa
“Vorrei essere il vento che muore nel paese”
Un ultimo saluto a Pier Paolo. Il poeta lasciò Casarsa nel 1950, e tutto il resto è storia. Oggi riposa accanto alla madre e vicino alla famiglia nel cimitero friulano, finalmente ritornato tra quei posti e quella lingua che tanto lo avevano incantato: “Il vespro mi riportava nel Friuli, tra le care foglie, e l’odore della polenta che indovinavo nelle tinte smorte e accecanti dei tronchi, dei muri, mi fece pensare a mia madre con tenerezza insostenibile”.

La tomba di Pasolini nel cimitero di Casarsa della Delizia
“Nel nostro friulano noi troviamo una vividezza e una nudità, e una cristianità che possono riscattarlo dalla sua sconfortante preistoria poetica.”
Pier Paolo Pasolini