
Non siamo di certo delle esperte sommelier, ma da vere friulane amiamo il buon bicchiere di vino. Per questo, quando abbiamo sentito che in occasione di San Martino diverse zone del Collio aprono le loro tenute e organizzano una versione mignon di “Cantine Aperte” non ce lo siamo fatte ripetere due volte, e ci siamo lasciate travolgere da questa improvvisa “estate di San Martino”.
Il giusto connubio tra caldi colori autunnali, storia e gusto lo abbiamo trovato nella centenaria Abbazia di Rosazzo, nel cuore dei colli manzanesi, dove da secoli si tramandano una storia ben radicata e tradizioni altrettanto arcaiche.
Manzano: non solo Triangolo della Sedia
La nostra mattinata inizia in partenza alla volta di Manzano (una ventina di km sud-est rispetto a Udine), conosciuta ai più come storico centro del Triangolo della sedia (assieme a San Giovanni al Natisone e a Corno di Rosazzo), località che negli anni Settanta ha visto un fortissimo sviluppo economico legato alla produzione di sedie su scala nazionale. Quel che resta oggi di questo paese di 6.000 anime sono da un lato gli strascichi di un’economia minata dalla crisi degli ultimi anni, dall’altro la dolcezza di colline e pianure che infondono un’armonia unica al paesaggio circostante.
Ad appena 40 km dal mare, di cui le colline risentono per il clima mite d’inverno e fresco d’estate, Manzano nasce con le prime colonie romane come arteria stradale verso il borgo fortificato di Forum Julii – Cividale, cresce travolta ma mai estinta dalle popolazioni dei Longobardi, degli Avari e addirittura degli Ungheri e trova il suo splendore grazie all’intervento dei monaci Agostiniani, che si insediano nell’Abbazia di Rosazzo. Quel che resta oggi di questo brulicante paese del centro Friuli, sono la Grande Sedia, alta ben 20 metri, la casa natale della scrittrice Caterina Percoto e i ruderi del castello del 1500.
Scrigno di bellezza e vanto per la zona è l’Abbazia di Rosazzo, alla quale si intrecciano una lunga storia e un coro di tante voci.
Abbazia di Rosazzo, cuore di storia e bellezza friulane
Proseguiamo il nostro tour spingendoci nel cuore del manzanese, seguendo un dolce andirivieni di curve che si apre, in una giornata che purtroppo di estiva ha ben poco, davanti all’imponente bellezza dell’Abbazia circondata da uliveti e vigneti: una tavolozza di colori a nostra completa disposizione.
Frazione di Manzano, Rosazzo e la sua abbazia custodiscono da secoli una porzione dell’anima del nostro Friuli: sicuramente quella più laboriosa, probabilmente la più riflessiva e a tratti quella lungimirante.
Prima di entrare in Abbazia, consigliamo di spingersi un po’ al di fuori delle mura, passeggiando attorno a quelle che un tempo erano le difese murarie della zona e che oggi hanno lasciato spazio a dolci poggi e morbide colline che incorniciano la zona.
I colori dell’autunno fanno il resto: i vigneti hanno preso le forti e calde tonalità del giallo, del verde acido e del rosso. Qualche caco qua e là lascia qualche segno di vita che non vuole cedere il passo all’inverno.
E ancora maestosi castagni si dipingono di arcobaleni di sfumature; secolari ulivi incorniciano e proteggono i raccolti dalle strade.
Attorno a noi il silenzio di una giornata fredda d’autunno, da qualche agriturismo della zona il fumo dei camini e il profumo di zuppe e carni stufate. Dietro di noi la natura che sembra riuscire sempre e comunque a prendere il sopravvento sull’uomo col suo incedere perpetuo. È la prima vera giornata fredda di questo autunno, eppure i colori pieni di queste colline ci avvolgono.
Davanti a noi come davanti a un quadro non concluso ma solenne si intravedono San Giovanni al Natisone, Corno di Rosazzo, Dolegnano.
Movimento del Vino e Cantine Aperte aprono le porte dell’Abbazia
Sono le 15:00 del pomeriggio quando inizia la nostra visita guidata in Abbazia (per chi volesse usufruire della possibilità di visitarla, consigliamo di contattare i gentili responsabili al sito www.abbaziadirosazzo.it).
Si tende a far risalire questo antico complesso addirittura all’XI secolo quando, secondo la tradizione, l’eremita Alemanno decise di stabilirsi su queste dolci colline costruendo un piccolo oratorio, poi evolutosi in monastero affidato ai canonici Agostiani prima e Benedettini poi, che favorirono lo sviluppo della struttura e dell’economia limitrofa.
Nel 1500 un incendio rovinò parte della struttura, ricostruita col tempo grazie ai lasciti e alle donazioni. Nel 1800 l’Abbazia venne adibita a residenza estiva del vescovo di Udine.
Questo grande e imponente spazio che oggi è stato riadattato a luogo di incontri ed eventi culturali, consta di una cantina che vanta il titolo di più vecchia della regione. Parliamo di uno spazio un tempo adibito anche ad ospedale di guerra, che oggi ospita botti che invecchiano seguendo il ritmo silenzioso del tempo.
Fulcro dell’edificio è la chiesa in pietra di S.Pietro Apostolo, risalente anch’essa all’XI secolo. Un piccolo gioiello che rispecchia i canoni dell’architettura romanica ristrutturato a più sedute nel 500 e nell’800.
La chiesetta introduce a un chiostro deliziosamente curato e alle stanze dell’ormai ex convento di frati. Suggestiva la vista che si gode dal Belvedere, capace di lasciare senza fiato anche in un fredda e uggiosa domenica di novembre. Un balcone sui Colli Orientali dai quali siamo riusciti a vedere in lontananza anche il campanile di Aquileia.
Cantine Felluga, eccellenza friulana
La nostra visita si è quindi spostata in una calda e accogliente stanza della dimora, dove abbiamo concluso la visita con un degustazione di vini gentilmente offerta dall’azienda vinicola “Livio Felluga”.
Sinonimo di eccellenza nel campo vinicolo, i vini Felluga festeggiano quest’anno i 60 anni della’ormai celebre etichetta “geografica” con una serie di eventi culturali (citiamo ad esempio gli incontri letterari dedicati all’esperienza del viaggio) ed enogastronomici, molti dei quali si svolgono per l’appunto in questa magnifica cornice.
“Cossa ho fato de grande?”
Quello che più ci ha incuriositi è stato il racconto della lunga e affascinante vita di Livio Felluga, lungimirante padre di un marchio oggi famoso in tutto il mondo. Proveniente da una famiglia istriana di commercianti, Felluga (che quest’anno ha spento ben 102 candeline!) inizia presto a viaggiare, seguendo le orme della famiglia, in terra friulana, spostandosi da Grado fino al cuore del Friuli. Innamoratosi di questi dolci luoghi, decide di investire nell’acquisto di alcuni appezzamenti, convinto dell’alto potenziale di queste terre. Come lui stesso ha ricordato,
“Dove tutti costruivano fabbriche, io ho voluto credere nel terra e nel vino”.
I vini Felluga, il nostro tris di piaceri
La degustazione a cui abbiamo preso parte ci ha travolti in un mondo di profumi e sapori che un “naso” inesperto scopre come una magia guidato da voci più mature.
E così davanti al primo calice di Friulano (annata 2015) abbiamo percepito note di mandorla tostata, sentori di ananas, mango e profumo di pesca. Più dolce è stato l’incontro con il Sauvignon della stessa annata, abbinato a deliziosi formaggi della zona.
Decisamente più intenso il Refosco dal Peduncolo Rosso (annata 2012), le calde note di more e lamponi ci hanno fatto dimenticare il freddo pungente di poco prima!
Ringraziamo di questa quanto mai incredibile esperienza gli organizzatori dell’evento “Cantine Aperte a San Martino”, con un particolare grazie alla guida all’abbazia e al sommelier per averci introdotto in un mondo di note e profumi inaspettati, e alla gentilissima Ilaria del “Movimento Turismo del vino” per averci riservato due posti e averci permesso così di trascorrere una magica domenica!
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