L’incanto di una notte in rifugio sul lago Volaia

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Se c’è un’esperienza che, da mamma, mi sento di consigliare almeno una volta nella vita, è quella di trascorrere con i propri figli una notte in un rifugio alpino. Forse perché essendo figlia di due “autentici montanari” mi sento grata per aver imparato da loro cosa significhi percorrere un sentiero, e farlo con umiltà, rispetto e pazienza. Ma soprattutto con un costante senso di meraviglia.

Non dovete necessariamente essere dei fanatici del trekking in montagna, o prepararvi con dei faticosi allenamenti; quello che vi propongo è un viaggio molto speciale, dove a farvi compagnia saranno il profumo del bosco, la dolcezza delle fragoline raccolte lungo il sentiero, quel senso di profondo benessere  di un sorso d’acqua di fonte in quota, il fischio di benvenuto delle marmotte, la maestosità e il senso di infinito dello sguardo verso le nostre Alpi.

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L’emozione della partenza, la curiosità del tragitto

Le possibilità per un’esperienza di questo tipo in Friuli sono veramente innumerevoli, essendo la regione occupata per quasi la metà dalle montagne, che vanno dalle Alpi Giulie occidentali alle Alpi Carniche, e dalle Dolomiti orientali alle Prealpi venete, che segnano il confine con Austria, Slovenia e Veneto. Per la nostra prima volta ho scelto un itinerario tra i più affascinanti e conosciuti in regione, che raggiunge il lago di Volaia, uno splendido laghetto alpino immerso in un paesaggio incontaminato di straordinaria bellezza, reso ancora più affascinante dalla sua posizione che guarda, nei due lati, due rifugi, quello italiano, il rifugio Lambertenghi Romanin e quello austriaco il rifugio Pichl Huette.

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Scegliamo una splendida  giornata di Agosto e partiamo con calma, lasciando la macchina presso il parcheggio del rifugio Tolazzi, appena fuori dal paese di Collina: l’itinerario è assolutamente ben segnalato, impossibile sbagliare, tanto che, complici l’entusiasmo della prima volta e la voglia di arrivare primi al lago, i bambini si sono da subito staccati in avanti, sorprendendomi (finalmente, dopo vari tentativi passati!) per tenacia e curiosità verso un’esperienza certo non facile, ma impagabile per le emozioni che offre.

Maestose montagne, un tempo sepolte dal mare

Oltre 400 milioni di anni fa, nel periodo Devoniano, questi luoghi erano sepolti in una zona di mare aperta e poco profonda

in cui cominciarono a svilupparsi delle scogliere coralline, che non avevano nulla da invidiare alle attuali dell’oceano Pacifico e Indiano. Questo piccolo aneddoto legato al luogo ha fatto subito scattare nei bambini una appassionata caccia al fossile, che di fatto, con un po’ di fortuna non è poi così difficile da trovare!

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Sono infatti oltre 500 le specie fossili racchiuse nelle rocce del monte Coglians che con i suoi 2.780 m è il più alto rilievo delle Alpi Carniche.

Con il piccolo Francesco raggiungiamo il lago per ultimi, dopo un paio d’ore, non riuscendo per questo ad evitare di essere canzonati dagli altri! Del resto era impossibile non trattenersi ad ascoltare i fischi delle marmotte, simpatici roditori che vivono pacificamente accanto al sentiero e che non si fanno per nulla intimidire dai numerosi escursionisti di passaggio. Adoro imparare ogni giorno a meravigliarmi dei dettagli, delle sfumature. Il rumore dell’acqua che scorre o la meraviglia per un fiore che vive e sopravvive armonioso tra le impervie rocce. Così accetto di buon grado gli scherzi e mi godo lo spettacolo del traguardo.

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Finalmente il lago!

La vista del lago ripaga di tutte le energie spese per raggiungerlo: uno specchio d’acqua poco profondo (raggiunge una profondità massima di 13,9 metri),  con una temperatura “estiva” di 12 gradi, non ci trattiene dalla tentazione di immergere i piedi per rigenerarli!

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Per 6/7 mesi il lago è ghiacciato e lo spessore del ghiaccio d’inverno raggiunge anche i 2 metri di profondità!

Scegliamo di pernottare nel rifugio austriaco che, rispetto a quello italiano, vanta una vista sul lago impareggiabile.

Eravamo tutti decisamente eccitati all’idea di dormire in un rifugio: il fascino dell’avventura memorabile e al tempo stesso quella fuga dalla quotidianità accomunava grandi e piccoli.

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In rifugio scopriamo la gioia della condivisione con persone mai incontrate prima, che con spontaneità e naturalezza diventano compagni di avventura.

E’ forse questa la bellezza di un esperienza in rifugio, la condivisione con altri della tua fatica, della tua paura di non farcela, del tuo stesso entusiasmo invece nel raggiungere la vetta tanto sospirata. E’ così che passeggiare lungo il lago godendosi il tramonto ed incontrando altri bambini olandesi in vacanza, giocare a carte nella veranda osservando le stelle e dormire in compagnia del bizzarro nonno Luis di Innsbruck, diventano esperienze meravigliosamente normali.

La ripartenza: destinazione il lago di Bordaglia!

Il giorno dopo ripartiamo: destinazione il lago Bordaglia. Un’altra sfida, forse azzardata, vista la stanchezza dei bambini, ma ci proviamo ugualmente.

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Il sentiero che collega il lago Volaja a quello di Bordaglia è caratterizzato da ambienti di rara bellezza.

Il ritmo lento che impone la montagna ci mette nella condizione di calarci completamente in una natura senza tempo, con i silenzi ovattati dei boschi, lo scrosciare impetuoso dei torrenti, i sussurri del vento che sferza i prati di alta quota, i richiami delle marmotte.

Raggiungiamo in silenzio il Passo Giramondo che ci dischiude un nuovo regalo: il laghetto di Bordaglia, considerato tra i più bei laghi della Carnia e inserito all’interno dell’Oasi faunistica Bordaglia-Fleons.

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Rientriamo a casa con quel senso speciale di pienezza e appagamento che solo la montagna sa dare.

Forse perché ci obbliga a passi mai fatti prima, forse perché fa sembrare nuovo quello che spesso si dà per scontato, forse perché ci insegna a non arrenderci, ad imparare, l’umiltà e la pazienza, il rispetto ed il senso di meraviglia.

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INFORMAZIONI PRATICHE SULL’ITINERARIO

Per raggiungere il punto di partenza bisogna prima arrivare in auto al paese di Forni Avoltri e da lì seguire le indicazioni per Collina. Dopo circa 9 km di strada asfaltata si raggiunge il grande parcheggio presso il rifugio Tolazzi (m 1.350). Da lì imboccare la stradina asfaltata con segnavia CAI 144 che dopo pochi minuti lascia sulla destra il sentiero per il Rifugio Marinelli e prosegue verso l’interno dell’ampio canalone del Passo Volaia. Dopo due ore circa si raggiunge il rifugio Lambertenghi-Romanin (m 1.955) dedicato a due tenenti eroi della prima guerra mondiale. Nel periodo di apertura (da giugno a settembre) il rifugio, che è molto bello e accogliente, offre camere di diverse dimensioni ed è in grado di ospitare fino a un centinaio di persone. Ancora qualche minuto e si raggiunge il Passo Volaia (m 1977, 2h 05’), ampia insellatura fra i Monti Coglians e Capolago, che segna anche il confine tra Italia e Austria.

Il rifugio austriaco Pichl Huette si staglia austero specchiandosi sul lago. E’ possibile prenotare il pernottamento in rifugio direttamente dal sito internet http://www.wolayerseehuette-lesachtal.at. Lo consiglio nei periodi estivi di alta stagione.

L’ITINERARIO DI RIENTRO

Per rientrare in Italia con un suggestivo anello noi abbiamo imboccato  la forestale n° 403 Traversata Carnica (Karnischer Hohenweg) fino al fondo della verde vallata dell’Obere Wolayer Alpe 1709 m, vero e proprio anfiteatro prativo con la casera dove è possibile acquistare prodotti caseari tipici. Qui la traccia n° 403 abbandona la stradina a un bivio segnalato e attraversato il prato, popolato da una grande mandria di mucche, con un lungo tratto in costa senza apprezzabile dislivello, si porta sul lato nord l’Alpe di Volaia. Aggirata l’ultima propaggine del gruppo montuoso, il sentiero consente di rientrare in Italia dal Passo Giramondo 2005 m posto alla testata della valle del Rio Bordaglia. Dal Passo Giramondo e in circa 10 minuti,  dopo aver attraversato una conca erbosa, si perviene al bivio con il sentiero 142a che taglia in quota un lungo ghiaione e porta alla Sella di Sissanis. Da questo punto si inizia a scendere lungo la traccia sulla sinistra, dapprima parallelamente al pendio della Creta di Bordaglia, quindi lungo il versante di Quota Pascoli; la vista sul Lago di Bordaglia costituisce una vera e propria tentazione e merita una sosta rigenerante del corpo e dello spirito. In breve si arriva nei pressi di Casera Bordaglia di Sopra. Il sentiero 142 diviene abbastanza ripido, anche se non difficoltoso. In breve si introduce in un rigoglioso bosco di conifere, che si aprirà poco al di sopra della piccola chiesetta dedicata a Don Bosco e alla vicinissima Casera Bordaglia di Sotto, dominata dalle imponenti pareti a strapiombo di Cima Ombladet e del Monte Vas.  Poco al di sotto della casera si continua a scendere lungo la pista forestale ampia, per accorciare il cammino c’è la variante costituita dal sentiero che incrocia la pista principale, che comunque confluisce ugualmente poco più a valle con la traccia CAI 141. All’altezza di questo incrocio si prosegue a destra, sempre in discesa, costeggiando il Rio Bordaglia fino al bivio successivo, localizzato nel punto in cui questo corso d’acqua sfocia nel Degano; si svolta a sinistra per lo stretto sentiero 141 che punta verso il greto del Degano per osservare la suggestiva forra ben protetta da staccionate. Arrivati sul torrente Degano, lo si attraversa su di un ponticello in legno e dopo una breve salita si raggiunge la strada in località Pierabech, vicino allo stabilimento dell’acqua minerale Goccia di Carnia.

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