
Ho sempre vissuto con impaziente attesa il momento del Carnevale, da bambina come da adulta. Credo per quella componente di Caos e liberatoria Allegria che accompagnava il suo arrivo. Del resto non è una festa per soli bambini, ogni anno questo rituale vede sempre più uomini e donne di ogni ceto sociale recarsi a feste in maschera e sfilate cercando di liberare la fantasia, e, perché no, catturare qualche attimo di felicità. Quest’anno la curiosità mi ha portata a partecipare al Carnevale di Sauris, tra i più antichi e caratteristici dell’arco alpino, che si svolge da secoli secondo gli stessi rituali e che vede nella Notte delle lanterne (il Sabato che precede il Mercoledì delle Ceneri) il suo momento clou.
Sauris è un paesino nel cuore della Carnia. Conta poche centinaia di abitanti, impegnati a mantenere vive le tradizioni del luogo.
Definire con poche parole il suo Carnevale non è facile, di certo quello che mi ha colpita maggiormente è stata quella genuinità che solo le feste di paese dove tutti si conoscono e a cui tutti contribuiscono possono offrire. Un carnevale semplice, una semplicità fuori moda che non fa sconti in nome di un turismo d’assalto, che non ha paura di ripetersi per sembrare rituale per pochi nostalgici, che non sorprende, ma dolcemente accompagna in uno spettacolo dove la grande protagonista è davvero la Fantasia.
A Sauris a Carnevale rispuntano i due protagonisti della festa: il Rölar e il Kheirar, scuro e rumoroso il primo, buffo e propositivo il secondo. Sono i simboli di una evento, der zahrar Voschankh, che si festeggia nel bosco, alla flebile luce delle lanterne, come una volta.
Si riconoscono subito: il Rölar ha abiti scuri, non indossa la maschera ma ha il volto annerito dalla fuliggine e porta in vita i rolelan, dei grossi campanelli, il Kheirar è il re del Carnevale e ha con sé una scopa da cui non si separa mai, fondamentale per spazzare il pavimento prima che le altre maschere si uniscano alle danze. Le maschere che coprono il volto sono di legno e si rifanno a quelle antiche, di cui sono conservati bellissimi esemplari antichi al Museo di Arti e Tradizioni Popolari di Tolmezzo, la “città” della Carnia.
Ma è all’imbrunire che l’incuriosito visitatore viene condotto in un viaggio, nel viaggio.
E’ la Notte delle Lanterne, una lunga e suggestiva passeggiata che dopo aver fatto visita agli scorci più belli del borgo di Sauris di Sopra, si addentra nel bosco trasformando la sfilata in uno spettacolo magico e a tratti fiabesco. Un incedere, lento ma allegro, che mi ha emozionata, sorprendendomi: camminare nella notte, tra i profumi, i rumori e i colori del bosco ha di per sé già un fascino surreale; ma sono le piccole “interruzioni” abilmente collocate lungo il tragitto che hanno risvegliato la mia fantasia…piccoli momenti di spettacolo ispirati alla fiaba di Pinocchio. L’abbandono alla musica del Paese dei Balocchi, il talento artigiano di Mastro Geppetto, l’incanto della Fatina, l’attraversamento della Balena e il ritorno alla vita: piccole interpretazioni teatrali inscenate in mezzo al bosco, in compagnia di un cielo straordinariamente stellato e di un silenzio straordinariamente fermo.
Il corteo, guidato dalle maschere, ci ha condotto alla volta di un falò propiziatorio innalzato in una radura attorno al quale ci siamo riscaldati con del buon vin brulè.
Dopo un’oretta di cammino, l’arrivo a destinazione, a Sauris di Sotto: confesso di essere ritornata in paese con uno strano stordimento: questa inaspettata scenografia fiabesca è stata capace di far volare la mia fantasia, aprendo quella porticina con cui puoi sentire ogni cosa tu voglia. Colorarci il mondo come preferisci, immergerci persone per ripescarne “eroi ed eroine”; immaginare un tuffo da un trampolino altissimo che toglie il fiato e conduce in un luogo magico di suoni ovattati e profumi sconosciuti.
Penso che in un momento storico come quello attuale in cui sembra perduta per sempre, la Fantasia rappresenti una delle ancora di salvezza della società contemporanea, corda cui aggrapparsi per non scivolare nel banale conformismo, chiave di lettura in grado di aiutarci ad andare al di là degli schemi, reinventandoci quotidianamente e dandoci l’opportunità di vedere con occhi nuovi.
Grazie Sauris. Continua a raccontarci il tuo magico Carnevale.
Ogni uomo mente, ma dategli una maschera e sarà sincero.
Oscar Wilde
Cristian
Marzo 19, 2017Grazie Barbara per questo bellissimo commento al nostro Carnevale. Siamo molto felici di aver dato, con poco, grandi emozioni. Forse perché ancora non lo facciamo ai fini turistici ma per noi stessi, per divertirci ed emozionarci. Poi il turista ne gode!
admin
Marzo 19, 2017Grazie Cristian! Continuate a custodire l’autenticità del vostro meraviglioso paese, e il turista, quello che cerca esperienze vere e sincere, quello che osserva con rispetto del luogo e del tempo, ve ne sarà grato! Spero di tornare presto a trovarvi!