Visitare il Giardino Viatori di Gorizia a Primavera è come contemplare un’opera d’arte vivente. Una rappresentazione perfetta di forme e di colori. Dove l’artista non è soltanto l’uomo, ma questo insieme alla natura. L’uomo sceglie ciò che la natura offre, dispone di forme e cromie, disegna un limite, lo cura e protegge. Ma è la natura, potente ed assoluta, che dà la vita e trasforma. In un confronto continuo di possibile e impossibile, di immobile e mutevole, di piccolo e immenso.
La storia di questo giardino mi ha colpita per l’affascinante e geniale sfida del suo ideatore.
La storia di un grande Amore per le piante
Nel 1972 Luciano Viatori, insegnante e preside dell’Istituto tecnico commerciale Fermi di Gorizia, con una straordinaria passione per la botanica, acquista due ettari e mezzo di terreno con il vincolo di trasformarli in giardino. Una collina con splendida vista sulla città di Gorizia con il suo castello, l’Isonzo, il Carso e le Prealpi.
Con molta costanza, passione e determinazione Lucio Viatori ripulì il terreno incolto, arricchì di sostanza organica il substrato con l’apporto di trucioli di legno e rinforzò i tratti ripidi e franosi, realizzando opere di consolidamento, sentieri, scalinate e ponticelli in legno. Decise persino di realizzare il laghetto all’interno del cratere scavato da una bomba della Grande Guerra e costruì un ingegnoso sistema d’irrigazione a caduta, tutt’oggi funzionante.
Ma soprattutto disseminò il suo giardino di magnolie, azalee e rododendri fatti testardamente acclimatare sulle sue scarpate grazie ad anni ed anni di spargimento di truciolo. Oltre che per le riuscite scelte paesaggistiche, il giardino è unico nella realtà italiana perché ricco di importanti collezioni botaniche e per la sperimentazione e la ricerca di coltivazione e acclimatazione di specie provenienti da tutto il mondo: Luciano Viatori ha raccolto qui innumerevoli specie di azalee (ben 500 varietà), più di 200 tipi di rose rare antiche e moderne, meravigliosi rododendri di 150 specie diverse, 120 varietà di magnolie e 50 di camelie, ed un’importante collezione di pruni e ciliegi da fiore.
Viatori sperimentò, tutto la vita. Ordinava esemplari da cataloghi di tutto il mondo, spesso piante rare che da noi sarebbero arrivate molti anni dopo, come del resto era già successo in partenza per le azalee, non certo diffuse quando lui cominciò a collezionarle.
Amava le azalee ma negli ultimi tempi aveva ceduto alla tentazione di coltivare anche diverse varietà di rose, lottando contro erbe infestanti ed esigenze di manutenzione, ma anche contro gelate, alluvioni, e tremende siccità. Aveva dovuto risistemare il terreno franato, piantare nuove varietà più resistenti a esigue quantità d’acqua, ma andava avanti sempre, con la pazienza e la forza di volontà del vero giardiniere. Di chi Sa che in tutte le manifestazioni della natura esiste sempre qualcosa di meraviglioso.
Un rifugio dalla leggerezza di un mondo frettoloso?
Il fascino di questa figura tenace e colta e la magia di quell’eredità di bellezza e armonia che ci ha lasciato, mi hanno riportata anche quest’anno al Giardino Viatori.
Passeggiare lungo i sentieri abbagliati da colori e forme, immersi in un’atmosfera irreale, ha rappresentato per me una sorta di carezza dell’Anima. Il rifugio dalla leggerezza di un mondo frettoloso e insensibile. Un monito a rallentare, perché in fondo siamo parte di un ciclo naturale, che si perpetua nel tempo e pretende dedizione e rispetto, attesa e perseveranza.
La ricompensa è un’esperienza di Senso. Il grande assente dei tempi moderni. Grazie Luciano Viatori.
Mi piace quando un fiore o un piccolo ciuffo di erba crescono attraverso una fessura nel cemento. E’ così dannatamente eroico. (G. Carlin)